L'INDIFFERENZA

"L'indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male,
perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi,
allora non c'è limite all'orrore.
L'indifferente è complice. Complice dei misfatti peggiori."
Liliana Segre

"L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita.
Perciò odio gli indifferenti."
Antonio Gramsci

"Al centro della stanza era presente il tavolo. Eravamo già tutti seduti quando mia madre accese la televisione. Andò in cucina e prese i gamberoni. Li mise al centro della tavola ed iniziammo a mangiare. Sullo schermo scorrevano notizie riguardanti il numero di soldati morti in sole 24 ore in Russia (a Kursk). Mi sentivo quasi in colpa tanto che smisi di mangiare quei grossi e succulenti gamberoni. Mia madre mi chiese spiegazioni e, vedendo il mio sguardo fisso con attenzione sulla TV, ci diede un'occhiata. Io pensai che fino a quel momento non avesse nemmeno sentito una parola del telegiornale perché impegnata a sistemare in ordine il cibo dal più piccolo al più grande, in modo da tenersi il più buono alla fine. Il suo rapido esame della situazione si intrecciò, con espressione preoccupata, allo sguardo di mio padre. Rimasero in silenzio per pochi secondi e poi mia madre con fretta cambiò canale passando ad un programma di musica pop. Rimasi abbastanza scandalizzato."

Questo è ciò che un mio caro amico mi ha raccontato qualche giorno fa e io ricordo ancora ogni dettaglio e ogni microespressione del suo volto disorientato, mentre mi raccontava questa sua vicenda. Per un momento mi vennero i brividi. Ripensai a tutte quelle sere in cui i miei mi obbligavano a sentire le notizie orrende che accadevano in giro per il mondo e mi sentii fortunato. 

Penso che questo sia un classico esempio di indifferenza a livello quotidiano. Partiamo dal presupposto che secondo la mia idea spetta anche ai genitori educare e riuscire a indirizzare i ragazzi, soprattutto nelle prime fasi dell'adolescenza quando iniziano ad essere più consapevoli delle dinamiche sociali che li circondano, verso la creazione perlopiù di una propria idea, trascurando la peggior opzione: l'indifferenza.

Come si può facilmente intuire, anche dal discorso citato precedentemente, la possibilità di avere informazioni e di essere coscienti degli eventi contemporanei non è sempre permessa in tutte le famiglie. Parlando di questo aspetto, probabilmente i genitori/tutori a volte, essendo a conoscenza della sofferenza che provano vedendo l'orrore e le disgrazie che ogni singolo giorno accadono, tentano (a mio parere invano) di proteggere e custodire i loro figli, negandogli la possibilità di vedere per farsi un'idea propria.

Determinato così il primo punto, vorrei passare ad una causa forse più comune: l'autoconvinzione. Se un uomo si auto persuade di non vedere il male, questo non cesserà mai di esistere, nemmeno nella sua mente, in quanto è solo un'opposizione volontaria (che in alcuni e rari casi alimenta sensi di colpa), ma contribuirà solamente ad accrescere il male stesso. È un gesto di puro egoismo, che mette al primo posto la sicurezza personale e sotto il sangue (anche in senso metaforico ma non solo) degli innocenti che subiscono ingiustizie ogni giorno.

Mi domando spesso perché avvengano questi atti ripugnanti. Le cause sono molte, troppe. Oltre ad essere una forma di egoismo che si trasforma in orrore, penso che si possa trattare anche di un senso di oppressione e condizionamento da parte della società, creando così un paradosso: oltre a diventare un meccanismo difensivo, più persone ci sono, meno ciascuno si sente responsabile del fatto collettivo, credendo che prima o poi qualcun altro interverrà, finendo per essere uguali a come si è iniziato: spettatori passivi di un mondo che si sgretola, proprio perché è il nostro piccolo contributo, per noi insignificante, che crea una diversità tra ciò che era prima e ciò che è ora.

Forse, come molti pensano, è una questione di abitudine alle notizie più atroci che, a un certo punto, diventano solo una colonna sonora tragica di sottofondo che non vogliamo interrompere. Ma non credo sia solo abitudine, c'è anche una forma di rassegnazione in tutti noi, anche se in parte minima. Quante volte ci siamo sentiti dire che il mondo è sempre stato così? Che l'ingiustizia è parte della natura umana? E la risposta che ci siamo dati è solamente una convinzione: è più semplice credere di non avere alcun potere piuttosto che convincersi che il sistema sia troppo complesso per essere sconfitto. Un'illusione che costa atti di bullismo, lividi, furti, rapine, stupri, suicidi, omicidi, guerre e genocidi.

Magari ognuno di noi, nel suo piccolo, pensa di essere escluso da questa faccenda, pensa di essersi schierato, ma riflettendoci bene siamo tutti complici. Partendo da avvenimenti meno gravi, quante volte ci siamo coperti gli occhi con un velo opaco, tentando di sfuggire a una situazione particolare che, però, non ci riguardava? Questa scelta è più vicina a noi di quanto pensiamo, proprio perché ricade nella percezione etica personale e magari nella volontà e nel coraggio.

Eppure, i dati - anche al di fuori della questione violenza - parlano chiaro: alle ultime elezioni europee, per la prima volta in Italia si è verificata una partecipazione inferiore al 50%. Ciò significa che oltre la metà degli aventi diritto di voto, circa 25 MILIONI di italiani, hanno scelto la via dell'indifferenza davanti alla possibilità di indirizzare il nostro paese.

Un anno fa andai al cinema a vedere "La zona d'interesse". Raccontava la storia della famiglia che viveva accanto al campo di concentramento di Auschwitz. La loro casa confinava precisamente con le mura del campo di cui il padre aveva il comando. Per tutta la durata del film si vedeva la famiglia condurre la loro vita tranquilla. Finita la proiezione, mi sono sentito male.

Riccardo Martorana, III A LES

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