GIORNO DELLA MEMORIA 2025 - IL FUTURO DELLA MEMORIA, incontro presso il Municipio III Bassa Valbisagno

Martedì 28 gennaio 2025 alle ore 9.30 il Municipio Bassa Val Bisagno ha organizzato un incontro con alcune classi dell'Istituto d'Istruzione Superiore Firpo-Buonarroti (III A LES e III E TUR, accompagnati dai proff. Giuseppe Usai, Gabriella Corbo, Maria Rosaria Zarrillo) in occasione del "Giorno della Memoria".

I relatori hanno inquadrato il contesto storico con contributi di testimonianza diretta e indiretta. Erano presenti anche due appartenenti all'ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti) di Genova, il rabbino di Genova, rappresentanti della società civile e intellettuale, studenti e insegnanti che hanno partecipato a visite nei campi di concentramento.

In tale occasione, è stato presentato il seguente video, "La memoria che non svanisce", realizzato nel 2013, che mostrava il viaggio degli studenti delle scuole superiori genovesi insieme ai deportati sopravvissuti all'olocausto nei campi di concentramento di Dachau, Ebensee, Hartheim, Gusen e Mauthausen, organizzato dall'ANED con le Istituzioni Locali.


Nel corso dell'incontro, si è parlato dell'importanza della memoria e della testimonianza, affinché gli orrori del passato non abbiano più a ripetersi. E' stata ricordato questo testo (in origine un sermone del pastore Martin Niemöller sull'inattività degli intellettuali tedeschi in seguito all'ascesa al potere dei nazisti e delle purghe dei loro obiettivi scelti, gruppo dopo gruppo. Il testo è ben conosciuto e frequentemente citato, ed è un modello popolare per descrivere i pericoli dell'apatia politica, e come essa alle volte inizi con un odio teso ad impaurire la gente verso nemici più o meno immaginari, e di come alle volte esso vada fuori controllo):

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare.»

Nel tema della memoria e della testimonianza si inserisce anche la poesia Shemà di Primo Levi, un testo di 23 versi liberi che fa da apertura all’opera memorialistica di Levi Se questo è un uomo, pubblicata per la prima volta nel 1947. In questa celebre opera, la più famosa tra i libri dell’autore, vengono descritti l’internamento e la prigionia di Levi nei campi di Auschwitz e Monowitz, dal gennaio del 1944 al gennaio del 1945.

      Voi che vivete sicuri

       Nelle vostre tiepide case

       Voi che trovate tornando a sera

       Il cibo caldo e visi amici:

5        Considerate se questo è un uomo

       Che lavora nel fango

       Che non conosce pace

       Che lotta per mezzo pane

       Che muore per un sì o per un no.

10      Considerate se questa è una donna,

       Senza capelli e senza nome

       Senza più forza di ricordare

       Vuoti gli occhi e freddo il grembo

       Come una rana d’inverno.

15      Meditate che questo è stato:

       Vi comando queste parole.

       Scolpitele nel vostro cuore

       Stando in casa andando per via,

       Coricandovi alzandovi;

20      Ripetetele ai vostri figli.

       O vi si sfaccia la casa,

       La malattia vi impedisca,

       I vostri nati torcano il viso da voi.

                             10 gennaio 1946

Il titolo della poesia, Shemà, altro non è che una parola in ebraico che vuol dire "ascolta". La poesia è datata 10 gennaio 1946, quindi a poco meno di un anno dopo la liberazione da Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945. Già dalle parole di apertura del libro, quindi, risuona forte e chiaro l’appello che Primo Levi sta rivolgendo al lettore.

Un altro momento, molto commovente, è stato quando è stata fatta vedere questa intervista ad Edith Bruck, scrittrice e sopravvissuta all'orrore del campo di concentramento, che offre una testimonianza lucida e toccante che invita a riflettere sul valore della memoria. L'intervista (che potete vedere qui di seguito) è stata tratta dalla trasmissione Agorà, in occasione degli ottant'anni dalla liberazione di Auschwitz, la memoria del più tragico capitolo della storia moderna che continua a parlare attraverso le voci di chi l'ha vissuto.

Ma forse l'intervento che ha colpito maggiormente i ragazzi è stato quello di Filippo Biolè, rappresentante dell'ANED, che, partendo dalla storia personale e delicata della sua famiglia, in special modo di suo zio, ha fatto riflettere su quanto accade oggi, cogliendo gli spunti dal nostro passato prossimo, per parlare dello stato di diritto, della fragilità delle nostre democrazie, di diritti costituzionali, sottolineando l'importanza della memoria e del non essere mai indifferenti di fronte al male. L'avvocato Biolè ha promesso che concederà prossimamente un'intervista alla nostra redazione della V A LES.

Ecco infine alcune immagini dell'incontro, che ha lasciato una viva impressione nei nostri studenti, che desiderano ringraziare di cuore il Municipio, l’ANED e tutti gli intervenuti per le loro testimonianze davvero toccanti.


La Redazione
Foto a cura di Riccardo Martorana (III A LES) e Gabriella Corbo

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