LE ELEZIONI PRESIDENZIALI DEGLI STATI UNITI 2024 - 2. DONALD TRUMP
Donald Trump: Icona e potere
Donald Trump, classe 1946, è il candidato
per il partito Repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti d’America.
45° Presidente degli USA dal 2016 al 2021, Donald Trump è conosciuto per essere una figura di spicco della parte più conservatrice del partito Repubblicano.
Odiato e amato dall’opinione pubblica, molte volte criticato e coinvolto in più scandali giudiziari e controversie morali. Ha iniziato lui la costruzione del muro tra il Messico e gli Stati Uniti, è lui che è odiato dai principali movimenti femministi del mondo per la sua personale visione dell’aborto, celebre per essere sopravvissuto, nel corso di questa campagna elettorale, ad un’attentato. Sfiorato da un colpo di un cecchino sul tetto è diventato una vera star della cultura e dello spirito americano. Più di quanto non lo fosse già prima.
Ma chi è quest’uomo? Cosa si nasconde dietro al personaggio? Come si è evoluta la sua propaganda, quali strategie ha utilizzato? Ma, soprattutto, perché Donald Trump da politico-imprenditore è diventato un simbolo per l’America?
Riassumere 78 anni di vita di uno degli uomini più facoltosi di New York è quasi impossibile. Donald Trump è sempre stato un uomo borghese, di origini tedesche, con padre proprietario di una delle più grandi aziende immobiliari di tutta New York. Da questa azienda, infatti, si incamminerà in un percorso fatto di successi e fallimenti, ma che comunque lo porta nel 2016 ad avere 4,1 miliardi di patrimonio netto. Soprannominato Tycoon, proprio per il fatto di essere un “magnate dell’economia e dell’industria”(Treccani), ha passato il corso della sua vita rincorrendo il business ed il lusso, creandosi un'immagine attraverso lo sport e il mondo della moda e della televisione. Celebre la sua comparsa nel film Mamma ho riperso l’aereo, come il suo sostegno per la WWE o per Mike Tyson.
Tycoon inizia la sua carriera politica, secondo alcune fonti, già nell’89 quando sostenne il presidente Reagan nella sua campagna elettorale, passando poi al partito riformista, da cui si distaccherà nel 99’ per controversie personali con alcuni dei suoi esponenti. La vita politica vera di Trump, però, inizia nel 2000, ormai in età avanzata, in cui cambia sponda a seconda del candidato e della propaganda. Sicuramente questo cambio spasmodico da una sponda all’altra della politica, è dovuto oltre che ad una questione di soldi anche da un suo continuo cambio di idee riguardanti qualsiasi aspetto della vita sociale. Nel corso del tempo, comunque, i suoi soldi e le sue idee hanno trovato rifugio nei Repubblicani, dichiarandosi più volte disponibile alla candidatura a Presidente.
Il programma di Trump relativo a una possibile futura presidenza è denominato Agenda 47 e ha lo scopo di consolidare il potere esecutivo e di ristrutturare profondamente istituzioni e politiche negli Stati Uniti.
Tale proposta è costituita da diversi punti, tra i quali rientra una radicale riorganizzazione delle agenzie federali, che prevede licenziamenti di massa e la creazione di una "Commissione per la verità e la riconciliazione" con l'obiettivo di declassificare documenti riguardanti spionaggio, censura e presunti abusi legati a un cosiddetto "deep state."
Sul fronte economico, l'Agenda 47 introduce proposte protezionistiche, come tariffe universali sui beni esteri e il "Trump Reciprocal Trade Act", che imporrebbe tariffe paritarie sui prodotti importati da nazioni che tassano le esportazioni americane. Trump intende anche rilanciare l’industria energetica, riducendo le regolamentazioni ambientali e promuovendo trivellazioni. Il programma prevede restrizioni agli investimenti cinesi nelle infrastrutture strategiche degli Stati Uniti e la revoca alla Cina dello status di "Nazione più favorita." Sull’educazione, Trump mira a restituire ai genitori un maggiore controllo sui materiali scolastici e a ridurre i fondi alle scuole che insegnano la “Critical Race Theory”. Vuole inoltre ripristinare la “Commissione 1776”, una sua vecchia iniziativa, volta a promuovere valori patriottici nelle scuole e a difendere la libertà di preghiera. La proposta include anche la creazione dell’American Academy: un’università digitale gratuita finanziata attraverso tasse mirate sugli atenei d’élite. Nella sfera della difesa e della politica estera, l’Agenda 47 prevede una riorganizzazione delle forze armate e dei servizi segreti per evitare potenziali conflitti globali. Trump propone una revisione della NATO e un’espansione delle forze armate, soprattutto riguardo all’ Ucraina. Egli si impegna a negoziare un accordo di pace entro 24 ore dalla sua elezione, sebbene non specifichi i dettagli. Per quanto riguarda l’informazione e la censura, Trump intende vietare la collaborazione tra enti federali e media che praticano forme di censura. Sull’ ordine pubblico, il Tycoon mira a incrementare i finanziamenti alla polizia e a nominare 100 nuovi procuratori distrettuali, con l’obiettivo di contrastare politiche giudiziarie considerate troppo permissive. Sulla questione immigrazione, Trump promette di ridurre il cosiddetto "turismo delle nascite", impedendo la cittadinanza automatica ai nati da genitori non sotto giurisdizione americana. Intende oltretutto escludere gli immigrati irregolari dall’accesso a sussidi pubblici e all’edilizia popolare. Sulla sanità, prevede il taglio dei fondi ai programmi per la gender care (cambio di genere) nei militari e alle iniziative legate al cambiamento climatico, orientando invece le risorse verso il risparmio su spese militari e previdenza sociale.
Infine, per quanto riguarda le infrastrutture, Trump immagina la costruzione di 10 "Freedom Cities" con l’obiettivo di creare posti di lavoro e stimolare l’innovazione. Propone incentivi alle nascite, mirati a promuovere un nuovo baby boom e un sistema di difesa missilistica nazionale simile all’Iron Dome israeliano.
In sintesi, l'Agenda 47 rappresenta una proposta di riforma globale che, nelle intenzioni di Trump, mira a trasformare l'America in un paese più sicuro, autosufficiente e allineato ai valori conservatori.
Il giorno prima delle elezioni, “The Guardian” fa uscire un articolo che punto per punto sintetizza tutta la campagna elettorale americana, sia di Trump che di Kamala Harris, poiché spesso si intrecciano e corrono parallelamente fino alla casa bianca
Tutto inizia a marzo del 24, quando alcuni esponenti politici appoggiano Trump e inizia la sua corsa alla casa bianca. I democratici, dopo qualche incertezza, nominano Joe Biden, nonostante dubbi sulla sua età, a correre per la nomination democratica senza opposizione. In tutto questo caos, il Tycoon è condannato in via definitiva per crimini legati a pagamenti illeciti, e i suoi problemi legali continuano ad aumentare. Trump corre per scappare dalla giustizia e Biden, in un certo senso, solleva preoccupazioni sulle sue capacità cognitive,spingendo alcuni democratici a chiedere il suo ritiro.
A Luglio, la corte suprema americana concede al condannato l’immunità per azioni intraprese dal presidente, rallentando in questo modo i procedimenti penali. Nello stesso mese, due attentati vengono inflitti all’ex presidente, intensificando il supporto tra i suoi seguaci. In tutto questo, Biden si ritira dalla corsa, sostenendo Kamala Harris come candidata democratica ufficiale.
Harris accetta la candidatura democratica ad agosto, diventando la prima donna di colore a guidare un importante partito.
Nello stesso mese, tanti esponenti - politici e non - iniziano a schierarsi nei rispettivi fronti, tra cui Robert F. Kennedy Jr. o JD Vance, che diventerà vicepresidente.
Nel corso del mese di settembre, 2 mesi prima delle elezioni, Harris si dimostra molto coerente e capace di affrontare un dibattito, cosa che giocherà a suo favore, soprattutto perché grandi star americane, come Taylor Swift e Ariana Grande, prenderanno posizione aiutandola nei sondaggi. Tante persone, tutte molto ricche, come, ad esempio, Bill Gates e altri imprenditori, correranno con Harris. A prendere una decisione differente è invece Elon Musk. Il plurimiliardario, che detiene aziende in ogni campo tecnologico a livello globale, uomo più ricco del mondo, si schiera infatti col Tycoon per aiutarlo nella sua colossale campagna elettorale, mettendo così un timbro finale alle elezioni. Nonostante le gaffe di Trump ed i suoi commenti razzisti o misogini, non ha limiti e continua a contestare Harris e i suoi discorsi, e lei fa lo stesso. Trump ed Harris tengono i loro ultimi comizi negli stati in bilico. Ma l’attentato all’ex presidente è più forte e più saldo nei cuori americani. Così, Donald Trump, vince le elezioni.
Donald Trump, come riporta “Il Corriere della Sera”, ai microfoni ha esplicitamente detto che tra tutte le campagne elettorali a cui ha partecipato (dal 2016 al 2024), nonostante tutto, l’ultima è stata la migliore.
Nell’opinione pubblica, la sua figura ha generato non poche opinioni e considerazioni politiche.
C’è chi, come il New York times, si schiera in modo drammatico ed esprime il suo sconcerto per la sua candidatura, affermando come Trump “potrebbe mettere a rischio una democrazia intatta” oppure che, la visione del mondo dell’ex presidente degli Stati Uniti sia una “Dead Model” che porterebbe condurre a fondo gli Stati uniti, come stato democratico e senso civico. Paul Krugman, autore dell’articolo, fa inoltre cenno a come il rischio della sua vittoria porti ad una deriva violenta ed autoritaria.
In questo caso, però, il cittadino europeo, o del resto del mondo, dovrebbe guardare da un’altra finestra quello che è accaduto in questi mesi.
Domandarsi se veramente la classe politica attuale è una classe politica che può evitare una terza guerra mondiale, guardare il dibattito presidenziale con più criticità.
Facendolo si noterebbero numerose somiglianze deliranti con tanti dei politici, europei in particolare.
Elena Basile, su “Il Fatto Quotidiano”, il giorno prima delle elezioni scrive come il dibattito pubblico sta “naufragando come l’occidente”. Più gli anni passano, più brutte figure e shitstorm mediatiche avvengono su una buona fetta della classe politica globale. Pensiamo, per un’attimo, oltre che all’america, agli scandali politici degli ultimi 8 anni.
Quanti ne ricordiamo? Per chi ha seguito quel poco che basta la politica europea ed americana,troppi. Basti solo guardare gli anni di Trump e Biden.
Uomini bianchi anziani, ricchi e molto spesso senza il minimo controllo delle loro azioni e delle loro parole. Abbiamo visto una Kamala Harris, pompata dai media come il "faro" degli stati uniti, perdersi nel silurare a spada tratta il suo avversario. Tempo che poteva usare, ad esempio per far leva sui medio-piccoli lavoratori, che sono in maggioranza negli States e hanno, logicamente, votato Trump piuttosto che Kamala Harris. Trump invece, piuttosto che ottenere iscritti, crea un bitcoin tutto suo per far guadagnare chiunque ci investa sopra.
Insomma, gli Stati Uniti D’America, sono solo lo specchio di come la classe dirigente al potere non ha la coscienza e la credibilità necessarie per guidare il nostro mondo.
Come in Italia è impensabile che la nostra classe dirigente sia il barlume di speranza della nostra civiltà, così vale per l'America. Tutte le battaglie per i grandi diritti civili, tutta la voglia di protestare contro un sistema che non funziona, i grandi scioperi utili, seguiti da grandi manifestazioni e prese di posizione, beh, quell’era sembra che stia giungendo alla fine. Soprattutto, nessuno dei due, avrà la credibilità per terminare veramente il genocidio in Palestina e la guerra in Ucraina.
Scritto e realizzato per la V A LES da: Matteo Bartolaccini, Anita Cepollina, Pietro Gemme, Sofia Lucagrossi, Gaia Notaro, Giada Peritore, Lara Polidori, Matilde Schenone, Ilaria Scopesi, Michela Sesta.
Sitobibliografia:
- geopolitic.infowikipedia
Treccani
The Guardian
The New York Times
Il Corriere della Sera
Il Fatto Quotidiano.
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