"C'è ancora domani" - Recensione

“C’è ancora domani” è un film di Paola Cortellesi, uscito il 26 ottobre 2023. Questo film, di cui Paola Cortellesi è sceneggiatrice, regista e interprete, è stato dedicato alla figlia e vuole lanciare un messaggio soprattutto alle nuove generazioni. Si tratta di un film contemporaneo ambientato nel secondo dopoguerra a Roma. Esso parla di una situazione drammatica di donne sottomesse e sottoposte a continue violenze dai mariti, impossibilitate a studiare e ad inseguire i propri sogni. La violenza viene trattata, in molte situazioni, con ironia, ma, nonostante ciò, il film riesce a far arrivare un messaggio molto profondo allo spettatore. Un altro aspetto assai rilevante del film è sicuramente il rapporto che intercorre tra madre e figlia, un legame di rabbia e di amore. Questa rabbia che si può sentire è dovuta principalmente al fatto che la figlia si arrabbia con la mamma, in quanto non reagisce alle violenze subite dal padre e non le è concesso, in quanto donna, né di guadagnare quanto un uomo né di dire ciò che realmente pensa su pressoché qualsiasi questione. Il rapporto che intercorre tra la madre e la figlia è molto intenso, in quanto la mamma, Delia, vorrebbe per la figlia Marcella una vita diversa, ma la figlia non capisce il motivo per cui la mamma accetti di subire tutte quelle torture, lei è totalmente inconsapevole. Si ha quindi un dialogo tra due generazioni differenti, che vedono il mondo con due sguardi altrettanto diversi. Il ruolo della donna è assoggettato al sistema patriarcale: deve essere una buona moglie, una brava madre, deve “stare al suo posto” e stare zitta, non può pretendere di studiare e se va a lavorare, i suoi guadagni appartengono all’uomo di casa. La violenza domestica subita da Delia è fatta di abusi, minacce, umiliazioni e botte. Delia non pensa di avere una via di scampo da questa vita piena di minacce e di torture, malgrado le preoccupazioni dell’amica Marisa e delle vicine di casa. A farle considerare l’idea di ribellarsi al volere del marito sono state la proposta di matrimonio ricevuta dalla figlia, una misteriosa lettera ricevuta un giorno qualunque e l’incontro con un amico d’infanzia. Ovviamente il tragitto è stato per lei molto duro, ma dopo diversi intralci riuscirà finalmente a dare il suo contributo per tutte le donne andando a votare. Dopo una vita come moglie maltrattata e madre carica di sofferenza e sacrifici per i suoi figli, è lei ad aver compiuto per una volta un gesto eroico: aver contribuito con il suo voto, quello di una donna, a regalare all’Italia del Dopoguerra un futuro migliore per tutte le mogli e madri in difficoltà. Quello che si può capire tramite la visione del film è il fatto che la mamma non pensa a fuggire dalle torture del padre, ma fa di tutto per liberare da tali atrocità tutte le donne. Si può affermare che questo è un film che vuole mettere in luce le terribili condizioni a cui la donna era sottoposta, inquadrandolo in un periodo storico a cavallo del periodo precedente e successivo al diritto di voto delle donne. Guardando questo film si potrebbe essere portati a pensare che situazioni come quella di Delia e il marito appartengano solo al passato, ma in realtà non è così. Si tratta infatti di un film uscito in un periodo in cui si sente sempre più spesso parlare di violenza sulle donne e in cui purtroppo sono assai frequenti i femminicidi; un film che ci ricorda quanto sia stata lunga la strada dell’emancipazione femminile in Italia e quanto ancora c’è da fare, raccontando di una mentalità che purtroppo è ancora molto radicata ed è quella che confonde l’amore con il possesso. 

“C’è ancora domani” vuole essere, oltre che un film che faccia riflettere, anche un film speranzoso, una favola di libertà. All’interno di questa ottica vanno contestualizzate alcune scelte di regia e di colonna sonora, che lo alleggeriscono forse un po’ troppo. Alcune scene di violenza da parte del padre nei confronti della moglie sono state trasformate in scene di ballo, probabilmente per cercare di sdrammatizzare quanto realmente stava accadendo. Personalmente ho trovato questa scelta poco appropriata con il contesto del film, in quanto si potrebbe interpretare come un modo di dare meno importanza ad atteggiamenti tragici che non si dovrebbero mai verificare. Un’altra scelta che non ho particolarmente apprezzato è stata quella della colonna sonora, non ho infatti trovato adeguato l'utilizzo di musiche moderne in un contesto passato. Infine, un ulteriore aspetto che non ho condiviso è stato l’ambientazione, a mio parere monotona in quanto le vicende si sono svolte sempre negli stessi luoghi. Un aspetto che mi ha invece favorevolmente stupita è stato quello della rappresentazione in bianco e nero, un’ottima decisione al fine di contestualizzare al meglio quelle scene in un tempo passato.  La parte del film che mi ha maggiormente fatto riflettere è stata quella in cui la mamma, ascoltando la conversazione tra Marcella e il fidanzato, capisce che sua figlia sta finendo nella sua stessa situazione e fa di tutto per evitare che ciò accada (lasciamo agli spettatori la sorpresa di vedere in che modo ci riesce...). Un altro elemento che mi ha colpita, ovviamente in negativo, è il fatto che all’interno del film ogni uomo, indipendentemente dal ceto o dall’età, utilizzi nei confronti delle donne l’espressione “stai zitta” per far capire che la loro opinione non conta nulla. 

Nonostante alcune delusioni per quanto riguarda le scelte di rappresentazione degli avvenimenti, il film mi è piaciuto molto e ritengo opportuna la sua visione in un periodo come questo, al fine di aprire le menti di ognuno di noi e di riflettere su quello che è la realtà che ci circonda, sapendo che quello che vediamo in un’ambientazione più lontana da noi non è per niente sparito, ma anzi è in continua crescita. Esso è stato sicuramente per me una fonte di enorme riflessione e penso che lo sia per tutti coloro che scelgano di guardarlo. Consiglio la visione di questo film a tutti, ma soprattutto ai ragazzi della mia età perché penso che possa essere veramente utile per ampliare i nostri orizzonti, sperando in un futuro migliore.

Sofia Lucagrossi, IV A LES 


 



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