MIGRAZIONI ITALIANE 4) Flussi migratori ieri e oggi

Le emigrazioni sono state da sempre un fenomeno molto diffuso nel mondo; ma non ben accolto da tutti. Perché le persone emigrano? É molto triste e aggiungerei coraggioso dover prendere la decisione di lasciare il tuo luogo d'origine per motivi di lavoro, politica o guerra, ed emigrare in un paese sconosciuto dove si dovrà iniziare da zero, imparare nella maggior parte dei casi una nuova lingua, tutto questo solo per "aver miglior fortuna ed uno stile di vita migliore". 

In Italia, il coinvolgimento dei flussi migratori è stato continuo ma con diverse caratterizzazioni e diverse tempistiche: 

  • Emigrazione ed Immigrazione a partire dagli anni 70' 
  • Migrazioni internazionali ed interne dagli anni 60' Transoceaniche (la grande migrazione) a partire dal 1880 fino al 1914. 
  • Continentali anni 50' e 60'. 

Le tappe dell'emigrazione italiana sono 5: 

  1. La prima, che va grossomodo dal 1876 al 1900-1902, frutto e conseguenza della grande crisi agraria degli anni ’70 dell’Ottocento, e che ebbe per protagoniste oltre 5 milioni di persone. Un espatrio per lo più individuale, solitario e di genere maschile. Ma è una emigrazione che parte in prevalenza dalle regioni del Nord Italia puntando verso i Paesi europei e soprattutto l’America Latina.
  2. Segue poi una seconda fase, tra il 1900 e il 1914, poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, in cui la migrazione coincide sostanzialmente con l’avvio dello sviluppo industriale in età giolittiana, quindi con il progressivo abbandono delle campagne da parte dei contadini. Ed è una emigrazione in prevalenza extraeuropea, per il 70% composta di soli uomini che si lasciavano alle spalle le regioni meridionali con l’obiettivo di raggiungere la Francia, la Svizzera e la Germania, luoghi non agevoli ma economicamente più rassicuranti, in cerca di manodopera per le miniere, l’edilizia, l’edificazione di strade, ferrovie, ponti. Ha coinvolto famiglie intere per un periodo piuttosto lungo e un esodo controllato da una “Legge generale sull’emigrazione” che il governo Giolitti pensò di adottare al fine di limitare la speculazione ai danni degli emigranti e a loro tutela. 
  3. Nella terza tappa, compresa tra le due Guerre Mondiali, si è avuto un’attenuazione del fenomeno migratorio sia per la guerra stessa, le necessità dell’arruolamento, le misure anti-migratorie imposte dal regime fascista e ma anche a causa delle misure restrittive adottate dai paesi ospiti per limitare gli ingressi. 
  4. La quarta tappa, che va dal 1946 al 1970, vede invece svilupparsi una forte migrazione interna, in particolare dal sud verso le regioni industrializzate del nord – Piemonte, Lombardia, Veneto – in forte crescita produttiva e bisognose di manodopera per sostenere il boom economico. 
  5. La quinta e ultima tappa di emigrazione italiana all’estero subisce un’accelerazione nella seconda metà del primo decennio Duemila (2008) in conseguenza della prima grande crisi internazionale in seguito allo scoppio della bolla della 'new economy', di un arresto generalizzato dell’economia, da cui il mondo ha fatto in genere difficoltà a riprendersi, salvo rari sprazzi positivi di luce, ma sempre in una dimensione altalenante e poco certa. 

Come detto in precedenza, l'emigrazione degli italiani all’estero è una realtà con origini lontane. Secondo il rapporto dell’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) gli emigrati italiani nel mondo al 31 dicembre 2021 sono 5.806.068, un dato in continua crescita negli ultimi anni (+6% rispetto al 2019). Il paese con il maggior numero di emigrati italiani è l’Argentina. Nell’ultimo decennio (2011-2020) sono 980 mila gli italiani e italiane che hanno lasciato il nostro paese, di cui circa 250 mila con titolo di studio uguale o superiore alla laurea. Il 20% degli emigrati italiani del 2020 ha meno di 20 anni. L’età media è di 32 anni per gli uomini e 30 per le donne; a emigrare sono prevalentemente uomini, il 54% del totale, ma fino ai 25 anni non si registrano differenze di genere. A proposito di titolo di studio, anche nel 2020 molti emigrati italiani sono istruiti: 1 su 4 ha almeno la laurea. Le regioni con il tasso di emigratorietà più alto sono Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Molise. Dopo il Regno Unito, le destinazioni più gettonate sono Germania, Francia, Svizzera, Spagna e Brasile. Inoltre emigrano anche persone italiane che hanno un’origine straniera e che rientrano al luogo di origine o emigrano in un paese terzo dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana. 

Anche se sono la maggioranza, a lasciare l’Italia non sono solo i più giovani, singoli o intere famiglie con figli ma anche nuove categorie di migranti:i migranti maturi disoccupati, si tratta di ultracinquantenni che si spostano per far fronte alla precarietà lavorativa e all’assenza di prospettive in Italia; i migranti genitori-nonni ricongiunti, hanno un’età avanzata e seguono i propri figli e nipoti, nella maggior parte dei casi per facilitare la gestione familiare nel nuovo paese; i migranti di rimbalzo, i cosiddetti “emigrati di ritorno” cioè persone che sono rientrate in Italia dopo essere state all’estero a lungo decidendo di ripartire, per bisogni familiari o perché l’esperienza avvenuta al risento ha deluso le loro aspettative; i migranti previdenziali, uomini e donne in pensione che si spostano verso paesi in cui la vita costa meno rispetto all’Italia, per aumentare il proprio potere d’acquisto. La loro scelta non è però soltanto economica: sono attratti dal clima e dal contesto socio-culturale dei luoghi in cui si trasferiscono, preferendo generalmente luoghi tranquilli. Secondo una ricerca effettuata da due ricercatori italiani, i nuovi hanno un titolo di studio medio-alto e alimentano la cosiddetta “fuga dei cervelli”, che emigrano in cerca migliori condizioni lavorative e di uno stipendio migliore rispetto a quella riconosciuto in Italia. 

Nel Mediterraneo esistono molteplici rotte migratorie dall’Africa, ma le principali sono tre: Rotta Occidentale (verso la Spagna), Rotta Centrale (verso l’Italia), Rotta Orientale (verso la Grecia). Nei primi anni del XXI secolo le isole greche del mar Egeo sono divenute meta dei flussi migratori che transitano dalla Turchia, uno dei nodi fondamentali delle migrazioni in Europa, appunto, la cosiddetta Rotta Orientale. Migliaia di cittadini partivano dall’Afghanistan, dalla Siria e dall’Iraq e arrivavano in Turchia, con la speranza di sbarcare poi in Europa. Ma in alcuni casi transitavano dalla Turchia anche flussi migratori provenienti dall’Africa, soprattutto quando venivano intensificati i pattugliamenti lungo la rotta spagnola e italiana. In quegli anni interi quartieri delle città turche di Istanbul e Smirne erano abitati da migranti in transito, in attesa di raggiungere la Grecia via mare oppure via terra, attraversando la frontiera nord-occidentale della Turchia nascosti nei camion. 

Parlando di flussi migratori vi rientrano le immigrazioni, cioè processi all'interno dei quali in una determinata società o civiltà partecipano soggetti che abbandonando la società precedente cercano uno stile di vita migliore. L'immigrazione è un fenomeno attuato fin dall'antichità da tutti i tipi di civilizzazione. Il fenomeno immigratorio italiano iniziò ad avere dimensioni significative a partire dagli anni '70 per poi diventare un fenomeno caratterizzante a partire dai primi anni del millennio. L'Italia secondo l'eurostat, nel 2017 venne situata al quarto posto tra i paesi dell'U.E per popolazione immigrata, attualmente infatti l'immigrazione in Italia è un fenomeno molto ricorrente, purtroppo però non sempre viene gestita correttamente facendo entrare persone senza documenti in maniera quindi illegale. Questo fenomeno immigratorio ha creato numerosi dibattiti politici all'interno dello Stato che al momento non ha ancora deciso in che modo affrontare questo argomento; il problema dell'entrata in Paese illegale di numerosi immigrati è particolarmente importante poiché senza il minimo controllo immigratorio non si può garantire la sicurezza ed uno stile di vita accettabile a tutti i soggetti. Un fenomeno molto ricorrente è l'abuso da parte della criminalità di coloro che, immigrati illegalmente, attraverso la minaccia di essere denunciati alla polizia e quindi riportati al proprio paese, vengono sfruttati in diversi modi: gli uomini spesso vengono obbligati a lavorare nei campi con il minimo indispensabile per mangiare o allo spaccio di sostanze stupefacenti e le donne invece vengono obbligate a prostituirsi. Resta dunque evidente un'attuale difficoltà dello Stato nella gestione del problema, che spesso diventa occasione di scontro a livello politico.

Alessia Olivo, Federica Pettarin, Simone Dondero, Andrea Cherubini, V A LES

Commenti

Potrebbero interessarti...