MIGRAZIONI ITALIANE 3) MIGRAZIONE E STREET ART: QUANDO LA MEMORIA STORICA VIENE CANCELLATA, L'ARTE DIVENTA MEZZO DI DENUNCIA SOCIALE

Quando si parla di migrazione si fa riferimento ad un fenomeno di natura sociale, presente in tutto il globo terracqueo, per il quale un determinato gruppo di persone, appartenenti ad una specifica etnia o popolazione, fugge dal suolo natio; ciò può accadere per svariati motivi ma, nella maggior parte dei casi, avviene per cause come lo scoppio di guerre, carestie od estrema povertà. I fenomeni migratori, quindi, non sono altro che disperati tentativi di ricerca della salvezza propria e dei propri cari e la speranza in un futuro migliore senza ostilità, in un clima di pace e non belligeranza. 

Ai giorni d'oggi può sembrare incredibile il fatto di dover spiegare un concetto come questo, per il semplice fatto che esso dovrebbe essere ben chiaro a tutte le nazioni del Mondo, sia quelle dilaniate da conflitti che quelle in cui non vi è tensione. Purtroppo, invece, noi esseri umani sembriamo essere ciechi di fronte alla sofferenza altrui e proprio questa speranza e questo desiderio di ricominciare li consideriamo al pari di atti delinquenziali, da condannare e punire. 

Un esempio, a mio avviso perfettamente in tema, siamo proprio noi italiani, che il tema dell’immigrazione lo abbiamo sempre gestito e lo gestiamo tutt’ora nel modo peggiore possibile. In sostanza, non abbiamo chiuso le porte del nostro Paese: abbiamo direttamente blindato il portone, incuranti dei pericoli che possono insorgere, come la presenza di feriti, malati sulle navi da soccorso ed ancor peggio di morti nei nostri mari a causa dei violenti nubifragi. Tutto questo denota inoltre la nostra scarsissima memoria, in quanto in passato quelli ad emigrare siamo stati proprio noi; inoltre, basta semplicemente aprire un qualunque libro di storia per comprendere come anche noi fossimo bistrattati in tutte le forme possibili, dai nostri comportamenti sino alle nostre caratteristiche fisiche. Sembriamo essercelo dimenticati perché purtroppo siamo figli di un becero e schifoso nazionalismo ed un razzismo altrettanto tale. È proprio quest’ultimo, infatti, che crea indifferenza e disprezzo verso le popolazioni più bisognose e richiedenti asilo. 

In contrapposizione a ciò, è andata sviluppandosi la forma, a parer mio, più democratica di critica nei confronti dell’odio e dell’indifferenza; una forma di denuncia sociale intrisa, nella sua interezza, del concetto fondamentale di “Vox Populi”: la cosiddetta Street Art. Essa consiste nella creazione di disegni, il più delle volte realizzati tramite vernice spray, o di serigrafie che possano attuare in noi una riflessione in merito alla problematica del razzismo verso le minoranze. A tal proposito, vi sono varie opere famose in questo campo; una delle più importanti è sicuramente “La madre di Arghillà”, inaugurata il 21 Marzo 2015, Giornata Internazionale contro il razzismo, nella località italiana di Reggio Calabria. Essa viene intesa come una sorta di annunciazione, una sorta di speranza atta a modificare in meglio il futuro. Sempre nel campo della Street Art, non possiamo non nominare “Banksy”, il famosissimo artista senza volto attivo sin dai primi anni 2000. Le sue opere esprimono un segnale molto forte di denuncia e provocazione nei confronti del potere a favore dei meno abbienti. 

In particolare, nella sua reinterpretazione della “Zattera della Medusa” di Gericault, dove un gruppo di “rifugiati” sopravvissuti cerca di farsi notare da uno yacht in lontananza, egli ci fa capire come tutti gli esseri umani “non siano sulla stessa barca”, ma di come i meno fortunati siano sempre relegati ai margini della società. Molte delle opere di “Banksy” esprimono, inoltre, una pesante critica al consumismo, in quanto conseguenza diretta del capitalismo, il quale è proprio la causa primaria della creazione di conflitti. 

Andrea Fiorese, V A LES

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