La storia di Pasquale Rotondi
Ma chi era Pasquale Rotondi?
Pasquale Rotondi fu un importantissimo critico
d’arte Italiano noto per aver salvato circa diecimila opere d’arte italiane
durante la seconda guerra mondiale.
La storia del signor Rotondi è tanto incredibile
quanto eroica, in quanto egli ha impiegato cuore e anima per portare al termine
il lavoro a cui era stato incaricato, nonostante la mancanza di appoggi e le
numerose difficoltà causate da una terribile guerra in corso. Questa vicenda è
rimasta nell’ombra per moltissimi anni al punto che, quando per la prima volta
chiesero al signor Pasquale Rotondi qualcosa a riguardo, lui esordì con “era
ora che qualcuno si ricordasse di quella storia”.
Nel 1939 fu incaricato dal Ministro dell’educazione nazionale Giuseppe Bottai di individuare, trasportare e custodire le più grandi opere italiane al fine di proteggerle da bombardamenti, razzie ed eventuali danni causati dalla guerra.
Il posto a lui assegnato dove portare le
opere, inizialmente, era il Palazzo Ducale di Urbino, anche se questo posto non
era di suo gradimento in quanto, proprio ad Urbino, era presente un deposito di
materiale bellico.
A quel punto Rotondi, accompagnato dal suo
fidato autista Pretelli, al volante della sua balilla, partì alla ricerca di un
ulteriore luogo dove riporre e conservare le decine e decine di opere d’arte
che aveva fra le mani. Egli visitò numerosissime strutture, palazzi e rocche a
ridosso della città di Urbino, al fine di trovare la Pensione che rispondesse
alle sue esigenze, ossia che fosse un luogo asciutto, solido per evitare che
venisse distrutto dai bombardamenti, né troppo vicino e né troppo lontano dai
centri abitati per evitare le razzie, vicino all’acqua per poter rimediare ad
eventuali incendi, ed infine, vicino ad Urbino Per poter essere controllato
sempre.
In seguito ad una lunga ricerca individuò come
luoghi idonei alla custodia la Rocca di Sassocorvaro nel Montefeltro, il
Palazzo dei Principi di Carpegna, ed i sotterranei della Cattedrale e del
Palazzo Ducale di Urbino.
Le opere d’arte venivano trasportate in delle
grandi casse. Tra le più importanti opere salvate possiamo ricordare “La
Tempesta” del Giorgione, opere di Tiziano, Tintoretto, Piero Della Francesca,
Correggio, Caravaggio, Rubens, Tiepolo, Lorenzo Lotto e Perugino
In seguito ai primi trasporti di opere, la situazione pareva tranquilla, la guerra sembrava lontana.
L’operazione era svolta in massima segretezza, al punto che solo la moglie di Pasquale Rotondi e il suo autista ne erano a conoscenza,In seguito all’attacco sovietico di
Stalingrado del 1942 notizie sempre più preoccupanti giungevano dal fronte e
moltissimi cercavano rifugio per le proprie opere d’arte.
Fu in quel momento che iniziò il trasporto
delle Opere presso il Palazzo dei Principi di Carpegna. Proprio qui trovarono
rifugio oltre 80 opere provenienti dal Palazzo Sforzesco di Milano, opere da
Venezia tra cui la Pala di San Bernardino di Piero Della Francesca e lo
Sposalizio Della Vergine di Raffaello.
Rotondi passava le sue giornate tra un ricovero e l’altro, al fine di controllare minuziosamente che le opere fossero
sempre al sicuro.
La guerra intanto proseguiva, e in seguito
allo sbarco degli alleati in Sicilia moltissimi ufficiali tedeschi misero piede
in Italia. Fra i loro obiettivi vi era quello di saccheggiare e portar via
quante più possibili opere italiane.
Ma un’ulteriore minaccia si presentava alle
porte di Casa Rotondi: i tedeschi avevano fondato una finta associazione con lo
scopo di salvare i beni culturali ma che nascondeva il secondo fine di rubarli.
Una delle opere protagoniste di questo terribile fatto fu la “Danae” del
Tiziano.
Una geniale idea di Rotondi fu quella di
rimuovere le indicazioni sul contenuto degli imballaggi e di porre le opere più
importanti fra quelle di meno valore.
Poco dopo a questo evento i Tedeschi fecero
irruzione a Carpegna al fine di controllare cosa contenessero tutte quelle
casse. Si accanirono sopra ad una cassa di manoscritti, e aprendola la loro
delusione fu notevole, quindi se ne andarono. Fu molta la fortuna che ebbe
durante quell’episodio il signor Rotondi, dato che la cassa accanto conteneva
il Tesoro di San Marco.
Una mano gli fu tesa, in seguito, dal Patriarca di Venezia, il quale chiese espressamente che le opere veneziane venissero trasportate ad Urbino, ma i Tedeschi erano intransigenti e diedero il permesso di portar via solamente le opere della chiesa. Fu in quel momento che l’aver rimosso le etichette si rivelò una mossa astuta e vincente, infatti fu grazie ad esso che le opere più importanti furono trasportate fino ad Urbino e murate.
Un ulteriore grande aiuto gli fu offerto dal Vaticano, che gli permise di portare lì le sue opere.
Emilio Lavagnino, ispettore del ministero,
alcuni funzionari ed un ispettore delle SS vennero a ritirarle e si misero in
viaggio verso Roma.
Pochi giorni dopo tutti gli ispettori delle
belle arti vennero convocati a Padova poiché la Repubblica di Salò aveva ricostituito
il ministero dell’educazione da cui dipendevano le soprintendenze, e in questo
convegno venne chiaramente sancito il fatto che le opere non dovevano essere
trasferite dai ricoveri, ma Rotondi disobbedì e continuò la sua importantissima
battaglia.
In seguito a questo fatto, Rotondi venne
convocato dal ministro dell’educazione della Repubblica per sapere dove avesse
portato tutti quei capolavori. Egli mentì affermando che erano state inviate a
Roma solo quelle appartenenti al Vaticano e non anche quelle dello Stato.
Quest’affermazione lo mise in grave pericolo ma lui era disposto a tutto pur di
portare al termine il suo incarico.
Quando Sassocorvaro venne definitivamente svuotata dalle opere egli affermò “è stata una cerimonia un po’ triste ma infondo, quando una grande storia d'amore finisce, non può essere diversamente”. Questa frase mi è rimasta particolarmente impressa in quanto sottolinea l’amore e la passione che Rotondi poneva nel lavoro che svolgeva.
Tempo fa, come già citato in precedenza, abbiamo avuto la possibilità di incontrare la figlia di questo celebre personaggio, la sig.ra Giovanna Rotondi, che ci ha raccontato la storia del Padre con grande enfasi e lasciandoci tutti a bocca aperta. Entrambi, durante i loro racconti, mi hanno trasmesso forti emozioni, e ho potuto intuire quanto forte fosse il senso del dovere che caratterizzava Pasquale Rotondi, oltre che il suo fortissimo amore per l’arte.
Ho anche potuto intuire quanto la figlia fosse
legata al padre e viceversa. In particolare, il racconto della sig.ra Giovanna era
carico di emozione, e sembrava voler mettere in luce il più possibile quanto
Rotondi fosse stato un uomo meraviglioso e degno d'essere ricordato.
Il racconto del protagonista, invece, tende a
mettere in luce l’importanza e la difficoltà dell’atto compiuto, senza
soffermarsi su se stesso, bensì sui fatti accaduti.
A mio parere, la memoria e la narrazione sono due elementi essenziali all’interno di una cultura. Un ulteriore esempio è il progetto che abbiamo portato avanti assieme alla prof.ssa Monica Terminiello, assieme alla quale ci siamo soffermati sulle opere che sono state distrutte dalla guerra e in seguito ricostruite. Il fatto che si dia una tale importanza alla conservazione e alla restaurazione delle opere danneggiate, al ricordo di importanti atti come quello del signor Rotondi o ad ulteriori fatti storici che hanno aiutato a costruire la storia del nostro paese, mette in luce il fatto che l’arte, la memoria e la storia siano i tre elementi fondamentali che formano l’identità di un popolo.
Sara Delponte, IV A LES
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