UN SOGNO QUASI IRREALIZZABILE

Il calcio è diventato lo sport più popolare al mondo per la sua bellezza ma anche perché si basa su norme semplici. Questo sport è la mia più grande passione. Penso che il calcio e lo sport in generale, siano un aspetto molto importante della vita sociale, un mezzo per imparare a vivere. Nello sport come nella vita si vince e si perde. Questo sport mi ha insegnato molte cose, anche se purtroppo non sempre positive, mi ha anche trasmesso dei valori importanti ossia l’amicizia, la lealtà, il sacrificio e lo spirito di squadra. 

Se si vince, bisogna sempre rimanere umili, perché basta poco per trovarsi privi di tutto ciò che si è costruito nei duri allenamenti. 

Se si perde, non bisogna abbattersi, ma andare avanti e continuare a credere in se stessi. Bisogna trovare un giusto equilibrio sia nei momenti di gioia sia nei momenti di delusione.  

Il calcio per me è divertimento, felicità, tristezza, è una metafora della vita, si alternano momenti di dominio a momenti in cui si “subisce”, si hanno persone che ti amano, ti ammirano e persone che ti criticano, è uno sport bellissimo in cui anche la squadra meno favorita può battere quella ritenuta più forte, uno sport che ti lascia senza fiato fino all’ultimo minuto, è difficile spiegare l’emozione di quando si fa goal, la gioia che ti sale dentro e al tempo stesso lo sconforto, la rabbia di quando si subisce un goal o si perde. Il calcio è spettacolare, è vita.  

Durante l’infanzia giocavo a calcio con mio fratello, da lì mi sono appassionata e ho provato a giocare a calcio in una squadra vera e propria.  

Ho iniziato a praticare questo sport quando avevo 8 anni, inizialmente giocavo con i maschi nel San Siro di Struppa. Io ero l’unica femmina, mi sono trovata bene con i compagni, ma purtroppo non mi avevano dato molto spazio per giocare. In ogni partita giocavo gli ultimi 10 minuti solo perché, come imponeva il regolamento, dovevano giocare tutti. 

Sono rimasta in quella squadra per un anno poi mi ha chiamato il Genoa femminile. Mi hanno fatto fare il provino e mi hanno presa: è stata un’emozione incredibile ed indescrivibile. Così gioco a calcio da 5 anni nel Genoa. Il mio ruolo è la centrocampista avanzata. 

Nei primi anni il calcio per me era solo un divertimento, un momento per correre, per gioire con gli amici. Con il passare del tempo il calcio è diventato per me un vero e proprio impegno giornaliero: 5/6 giorni su 7 sono su un campo da calcio ad allenarmi per migliorare e per raggiungere i miei obiettivi. 

Il mio percorso di crescita, come calciatrice e alunna, non è stato e non è ancora oggi facile, anche se il tempo per studiare è poco, ho sempre cercato di organizzarmi per riuscire con risultati positivi in entrambi.  

Le differenze tra il calcio maschile e il calcio femminile sono molte: tra le più importanti vi è la differenza di fisicità.  In genere è più facile vedere un maschio segnare di testa o colpire la palla di petto che una donna. Un’altra differenza è la rapidità nello sviluppo di un'azione, è differente anche la forza, la resistenza, la rapidità nell’esecuzione (di un passaggio, di un tiro) e la visione di gioco.   

In passato le donne erano ritenute inferiori, perché vi era una società prettamente maschilista. Di conseguenza una donna che praticava sport e più precisamente uno sport “maschile” era una cosa anomala. Con il passare degli anni la società fortunatamente è cambiata e in parte migliorata e adesso non ci sono più tutti quei pregiudizi. Quindi io sono più fortunata sotto questo punto di vista. Io penso che gli sport non hanno differenze di sesso. 

Purtroppo, però, vi è ancora una grossa disparità economica tra uomini e donne.  

Ad esempio Cristiano Ronaldo guadagna 31 milioni di euro all’anno (più gli sponsor, gli accordi commerciali e tutto il business arriva a 92 milioni di euro lordi). E le donne? Alex Morgan guadagna $ 450.000 all’anno; Marta Vieira de Silva $ 500.000 all’anno. 

Non è giusto questo dislivello tra il calcio maschile ed il calcio femminile, purtroppo vi sono ancora molte persone contrarie. Nell’ambito femminile questo sport è poco pubblicizzato, ogni anno è molto difficile trovare gli sponsor, non c’è interesse da parte delle grandi aziende di investire in quest’ambito. 

Spero che in futuro in calcio femminile venga maggiormente “rispettato”, che diventi uno sport più seguito, più amato dal pubblico e “capito”, anche se negli ultimi anni è cresciuto molto (sia a livello nazionale che a livello internazionale), soprattutto in occasione dei mondiali femminili in Francia. 

Michela Sesta, I A LES


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