Il bianco si addice a Kamala
Come sappiamo, Kamala Harris è figlia di una
biologa indiana induista, e di un giamaicano nero professore di economia. Però
ha sempre vissuto in una classe media, colta e impegnata. Il suo matrimonio con
l’avvocato ebreo Douglas Emhoff, l'ha portata all’interno di un’altra diversa
minoranza. Nel suo libro di memorie, The Truths We
Hold, Harris ha scritto quanto fosse difficile nel suo ruolo pubblico avere una
normale vita sentimentale (quando ha incontrato Emhoff, era procuratore
generale della California): "Sapevo che se avessi portato un uomo con me a
un evento, le persone avrebbero iniziato immediatamente a speculare sulla
nostra relazione", ha scritto Harris. “Sapevo anche che le donne single in
politica sono viste in modo diverso dagli uomini single. Non abbiamo la stessa
libertà quando si tratta della nostra vita sociale ". La mattina dopo il loro primo appuntamento, Emhoff avrebbe scritto un'e-mail a
Harris. "Sono troppo vecchio per giocare a nascondere la palla", ha
detto. "Mi piaci davvero e voglio vedere se riusciamo a fare funzionare
una storia.” I due si sono sposati meno di un anno dopo con una cerimonia
civile al tribunale di Santa Barbara un venerdì pomeriggio. La neo vice presidente degli Stati Uniti non ha figli, ma il legame che si è creato con Ella e Cole, nati dal precendente matrimonio del marito, è particolarmente positivo e intenso, tanto che i ragazzi la chiamano "Momala" (“piccola mamma”). Cole, nato il 15 settembre 1995, è laureato in psicologia al Colorado College; Ella, nata nel 1999, è una laureanda alla Parsons School of Design. La sorella di Kamala, Maya Harris, è analista politica e suo marito, Tony West, è un ex funzionario del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti; sua nipote, Meena Harris, è la fondatrice della Phenomenal Women Action Campaign. Kamala Harris ha scritto due libri di saggistica, ”Smart on crime” e “Superheroes are everywhere” ed un libro per bambini, “The Truths We Hold”.
La sfera privata della Harris è importante per capire la mentalità di questa donna politica. Kamala ha
detto molte cose, a proposito della corsa alle presidenziali, tra queste, una
frase in particolare ha colpito l’opinione pubblica: “Saranno le donne che si
sono battute nel passato a darci ispirazione per vincere anche nel 2024”. Il
suo messaggio forte l’ha dato la sera dell’annuncio della vittoria alle
elezioni (Biden nuovo Presidente degli USA e Kamala vicepresidente), con il suo
tailleur bianco. Di bianco, infatti, si vestivano le suffragette che
combattevano per il diritto al voto; di bianco era vestita Charlie Chisholm, la prima
afroamericana a conquistare un seggio al congresso nel 1968; di bianco erano
vestite Geraldine Ferraro e Hillary Clinton, altre donne impegnate nella
politica che hanno provato a cambiare qualcosa nella storia. Il colore bianco
descrive le parole di Kamala, che afferma di essere ora la prima donna
vicepresidente, ma di essere anche certa che non sarà l’ultima.
È
una strada ardua ma non impossibile, anche se è tanto il lavoro ancora da fare,
e non solo negli USA, basti pensare alle polemiche scoppiate in Italia a causa
del titolo del quotidiano Libero, che ha rappresentato Harris come una mulatta
che ha rubato la scena a Biden. Pazzesco! Eppure, durante la sua campagna
elettorale per le primarie e poi anche durante la corsa presidenziale, nel suo
stesso Paese i tentativi di etichettarla per sminuirla sono stati molti, in gran parte, per
fortuna, senza successo.
La presenza di Kamala certamente ha
rappresentato il riconoscimento dell’importanza che gli immigrati hanno oggi
nella vita politica, culturale e sociale, ma anche quello delle donne che non
ci stanno più a essere figure di secondo piano. Kamala Harris è la donna che
rappresenta l’America che guarda al futuro, come si comprende bene dagli obiettivi
che si prefigge come vicepresidente degli Stati Uniti: misure per combattere la
pandemia del Covid, interventi riguardanti il cambiamento climatico, la lotta
al razzismo.
Forza, Kamala: sei tutte/i noi!
Commenti
Posta un commento