LO "STRANO" NATALE 2020 - 5) Luigi

 

Questo Natale non sarà come quelli passati.

Come può d’altronde essere, o sperare anche solo di sembrare, “normale”, quando ci troviamo in una pandemia globale?

Premetto che il Natale, come festività in sé, da qualche tempo non sortisce più su di me il suo effetto “magico”: ci si circonda di parenti che parrebbero essere venuti al cenone solo per fare domande spinose, a cui solitamente si risponde con un falso sorriso, ispirato alle espressioni statiche delle prime statue greche; si riciclano regali indesiderati, in un improvviso spirito ecologista; luci colorate ovunque, sui palazzi regionali, sugli abeti, sui terrazzi, talmente veloci  che potrebbero causare attacchi epilettici a chi le fissa troppo a lungo (e a volte qualche inquietante Babbo Natale di plastica appeso ai parapetti), e non ci si può non domandare se la nostra vista ne risentirà negativamente; ma nonostante tutto, la sera del 25 dicembre, quando ci si ciba degli scarti rimasti dal pantagruelico pranzo, la sensazione che tutto ciò sia finito (e che si debba attendere un altro anno per una nuova sorta di martirio) è molto simile alla malinconia.

Quest’anno, però, sarà molto diverso: niente grandi pranzi che farebbero sfigurare il banchetto di un Principe russo, in onore della figlia Katiusha che si sposa (auguri Katiusha!), nessun familiare oppressivo e invadente nelle tipiche aggregazioni natalizie (ma nemmeno nonni o cugini divertenti, manifestazioni e spettacoli di massa e assembramenti in Piazza De Ferrari) e, di conseguenza, nessun falso sorriso (se non quello del Presidente del Consiglio che dice che tutto procede per il meglio e che gli aiuti per le famiglie in difficoltà economica sono prossimi all’arrivo).

Da ciò che ho appreso dai vari telegiornali, che normalmente, in questo periodo, trasmetterebbero immagini di città in festa e di qualche occasionale omicidio (attualmente, invece, si contano i morti della pandemia), da quanto dicono i telegiornali, dicevo, molte meno persone quest’anno illumineranno alberi e terrazzi, o compreranno regali ─ quindi non facendo girare l’economia ─ conseguenza diretta della crisi economica aggravata dal COVID-19 del nostro Paese.

Ma uno degli aspetti più importanti, o forse il più gravoso a parer mio, è che questo distanziamento (di importanza vitale per la salute fisica, decisamente meno per la sopravvivenza mentale) abbia aggravato la situazione già non florida della realtà sociale in cui noi ─ e con noi mi riferisco sì a tutta la popolazione, ma con particolare attenzione a NOI giovani ─ oggi viviamo, soprattutto in un periodo di festa e spensieratezza in cui abbracci e baci dovrebbero essere la norma.

Insomma, il Natale del 2020 (a essere ottimisti o speranzosi il primo e ultimo passato in questa modalità; a essere realisti, e non pessimisti, certamente il primo, ma forse, non l’ultimo) sarà ricordato di certo per la sua stranezza, ma chissà, magari da questa situazione ne uscirà qualcosa di positivo, sorprendendoci come al solito.

Luigi Zilli, III A LES



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